Nelle giornate del 12 e 13 ottobre 2013 il personale della Guardia Costiera di Caorle è stato impiegato in un’attività straordinaria a seguito di spiaggiamenti di alcuni animali marini lungo il litorale di giurisdizione.
Sulla spiaggia di Duna Verde di Caorle sono stati rinvenuti un “delfino comune” di circa 2 mt di lunghezza ed a pochi metri una tartaruga marina “caretta caretta” di 70 cm circa.
Mentre sull’arenile di Bibione nei pressi del faro è stato rinvenuto un altro “delfino comune” di circa 3 mt. Sul posto è intervenuto personale del Comando della Guardia Costiera di Caorle per i rilievi del caso oltre a personale della Polizia Locale rispettivamente di Caorle e San Michele al Tagliamento ed a personale dei Servizi Veterinari dell’U.S.S.L. N° 10.
E’ stato richiesto l’intervento del personale dell’università degli studi di Padova – facoltà di Medicina Veterinaria – per le verifiche del caso e per il recupero delle carcasse.
Morti altri animali per i bocconi avvelenati, allarme a Bibione Si allarga il caso dei cani stroncati dopo aver morso un’esca. In Pineda ucciso uno yorkshire. Indaga la polizia locale
di Rosario Padovano
Si allunga nella località balneare la lista degli animali morti a causa di esche e bocconi avvelenati. Un’esemplare di yorkshire è deceduta lunedì scorso, dopo aver addentato un boccone velenoso a Bibione Pineda. Le autorità però rassicurano e parlano di “casi isolati”. Non esisterebbe cioè un disegno criminale volto a uccidere le bestiole.
Tra le ipotesi prese in considerazione dai vigili urbani che monitorano la situazione senza aver avviato indagini in assenza di denunce, anche il fatto che i cani deceduti possano aver addentato esche per topi. Intanto si è saputo, poi, di un altro cane che ha ingerito un boccone avvelenato sempre nel parco di Lido dei Pini.
«Lo ha salvato il veterinario», ha riferito l’assessore Luca Marchesan, colui che ha messo in evidenza il caso, raccontando anche del primo decesso, quello che ha fatto rizzare le antenne durante la seduta di giunta di giovedì.
I proprietari di quel cane morto, indignati, hanno fatto armi e bagagli e sono rientrati in Germania. Il secondo cane morto, di nome Lola, era di proprietà di una negoziante di Conegliano, che da poco ha riaperto l’attività a Bibione Pineda, quindi in una zona diversa da quella del primo caso, avvenuto a Lido dei Pini.
I tesori del Fai Tra le bellezze da scoprire. Dal teatro de la Sena all’oasi di Val Grande, due giorni tra bellezze storiche e naturalistiche
di Roberto Brumat
Ci sono luoghi nel Veneto, incantevoli per storia e arte, il più delle volte chiusi al pubblico. Oggi e domani, nella «Giornata Fai di primavera», il Fondo Ambiente Italiano ne aprirà eccezionalmente 32 nel Veneto, accessibili a contributo libero, nell’ambito dei 700 siti aperti in tutta Italia. I tesori del Fai che si potranno visitare sono molti nel Veneto. Torri e palazzi, chiese, ville e musei, oasi naturalistiche e parchi, meraviglie tutte da scoprire, ecco le principali. Nel Bellunese, a Feltre si potrà visitare il Teatro de la Sena, una Fenice in miniatura disegnata da Giannantonio Selva, decorata da Tranquillo Orsi. Nel Trevigiano, a Motta di Livenza e a San Polo di Piave c’è La Filanda di villa Rosa, una delle prime industrie della Marca, che mostra la lavorazione della seta a partire dall’allevamento dei bachi. Nel Veneziano a Bibione la Val Grande si apre alle visite naturalistiche domani dalle 9 alle 18. La valle da pesca si è formata durante la seicentesca costruzione del delta del Tagliamento.
A Venezia, il bello del quattrocentesco Palazzo Barbaro sul Canal Grande si ammira già salendo le gotiche scale esterne per accedere ai due saloni. Nella magione acquistata nel 1885 dalla famiglia Curtis di Boston, il romanziere Henry James scrisse Il carteggio Aspen (ingresso per i soli soci Fai 10-13 e 13-14. Ore 16.30 ultima visita). In piazza San Marco a Venezia il negozio Olivetti presenta le macchine del tempo all’interno di artistici spazi (orario 10,30- 17,30). Ca’ Corner della Regina, sede della Fondazione Prada, sarà aperta al pubblico dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 16.30 (ultima visita). Ca’ Corner della Regina è un palazzo affacciato sul Canal Grande costruito tra il 1724 e il 1728 da Domenico Rossi per conto della famiglia dei Corner di San Cassiano, sorge sulle rovine del Palazzo in cui nacque Caterina Corner, futura regina di Cipro. Nel Rodigino, a Polesella visita a Santa Maura, uno dei rari borghi sorti nella golena del Po (oggi dalle 14 alle 18,30 e domani 10-13 e 14-18). Nel Padovano a Piove di Sacco la visita a Villa Soranzo Crotta Bragato dà l’idea di come vivessero, nel ritiro di campagna, i nobili veneziani del Seicento, in ambienti raccolti e raffinati, al fresco della barchessa, nel giardino (ingresso per i soli soci Fai, dalle 10,30 alle 17,30).
A Vicenza la zona archeologica del Duomo di Vicenza ha portato alla luce nel dopoguerra i resti di una chiesa a cinque navate, demolita per far posto all’odierna Santa Maria Maggiore iniziata nel Duecento e su cui nel 1557 lavorò anche Palladio. Ma ancora più sotto esistono le tracce di una basilica paleocristiana. Nella stessa area anche i resti di una domus romana del I secolo (visite dalle 10 alle 18). A Bassano si visita il Palazzo Comunale detto «la prima casa dei bassanesi». Lo volle la comunità nel 1700 e venne ultimato nel 1726. A sud del palazzo si ammira la pregiata loggia del 1405 con soffitto a cassettoni e stemmi podestarili. Poche le tracce degli affreschi che Jacopo da Ponte vi dipinse nel 1558 (apertura domani con prenotazione obbligatoria, dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17). A Verona i tesori dei Fai sono di tipo naturalistico: la fattoria didattica Al Giarol Grande e il vecchio Lazzaretto, spazi ricreativi dove conoscere i prodotti biologici, traghettare su gommoni, o assistere a manifestazioni ludico- culturali (oggi 9,30- 15, domani 9,30- 15,30). Sempre a Verona, oggi è prevista una biciclettata alla scoperta dei gioielli nascosti del territorio: dalle Risorgive di Montorio allo storico Lazzaretto (con visita guidata). Si parte alle 9.15 dalla centralissima piazza Bra.
Il Parco Zoo Punta Verde rappresenta occasione didattica alla scoperta di flora e fauna caratteristica dei luoghi più suggestivi del pianeta inseriti in un ampio giardino botanico di circa 10 ettari e nel parco si trova anche la flora locale oltre a varie specie di piante esotiche, ninfee e fiori.
Data l’estensione del parco esso ospita oltre 200 specie diverse in 1.500 animali tra mammiferi, uccelli e rettili. All’interno è possibile passeggiare in mezzo alla natura tra piante e fiori ed aria sana a pulita in mezzo agli animali, tra cui le tigri e leoni, giaguari ed antilopi, zebre e giraffe, cammelli e canguri, lama e struzzi, ippopotami e scimmie, pappagalli e fenicotteri. Sono presenti anche i tradizionali animali da fattoria come mucche, maiali, asini e cavalli, oche e papere, galline e conigli per guidare i bambini alla conoscenza della tipica vita di campagna.
Il Parco Zoo Punta Verde, si propone come una delle migliori strutture europee grazie anche alla sua politica di tutela e salvaguardia di numerose specie in via di estinzione.
Infatti il parco partecipa al progetto EEP, European Endangered Programme che rappresenta una struttura che unisce tra loro gli zoo d’Europa per proteggere le specie a rischio di estinzione ed è divenuto membro dell’Associazione Europea Zoo ed Acquari – l’EAZA – che a sua volta fa parte dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, l’IUCN che opera per mantenere uno standard nella qualità dell’habitat e della corretta alimentazione degli animali che rappresentano degli elementi fondamentali per garantire l’adattamento delle varie specie e la loro riproduzione. Insomma se si è in zona è un appuntamento da non perdere!
SCAVO DELLA VILLA MARITIMA (PARS URBANA) DEL “MUTTERON DEI FRATI”
di Vincenzo Gobbo
Nel mese di Agosto degli anni 1991 e 1994 sono stati condotti dalla Soprintendenza Archeologica per il Veneto due saggi di scavo ai piedi del rilievo sabbioso comunemente noto con il nome di “Mutteron dei Frati”, situato all’interno dell’azienda agricola “Val Grande” di proprietà del signor Giacomo Ferri.
Lo scavo, diretto dalla dott. Pierangela croce Da Villa e condotto dallo scrivente, ha avuto lo scopo di analizzare le presenze archeologiche nell’area compresa entro le foci del Canal dei Lovi ed il Tagliamento al fine di individuare le possibili caratteristiche tipologiche degli insediamenti costieri d’epoca classica.
A seguito di alcune ricognizioni preliminari di superficie, che hanno confermato l’esistenza di strutture affioranti presso il lato meridionale del colle, si decideva di verificare con un saggio di scavo le informazioni desunte dai numerosi interventi precedenti nell’area in esame. La zona interesdsata dal saggio è un’ampia radura quadrangolare, priva di vegetazione di superficie d’alto fusto, che corrisponde all’area scavata nel 1932 dal prof. Aulo Gelio Cassi.
Lo scavo, reso possibile dalla disponibilità del proprietario che metteva a disposizione alcuni suoi operai, ha portato alla luce parte di una grande villa signorile d’epoca romana, composta da sette stanze, tre delle quali pavimentate con mosaici.
A causa dei numerosi scavi risalenti al secolo scorso, che hanno permesso l’asportazione di gran parte del materiale archeologico, si sono potuti recuperare solo pochi reperti, la maggior parte dei quali appartiene alla categoria dei pesi da rete di forma sferoidale con foro centrale. Sono stati raccolti anche tre esemplari del bollo su tegola “Ti PANSIANA” ed un frammento di tegola con bollo “C. TITI HERMEROTIS”.
Molto importante è la monetina dell’imperatore Onorio (395-423 d.C.) rinvenuta all’interno dell’impasto di malta che legava gli elementi edilizi di un muro divisorio; essa presenta al dritto il volto dell’imperatore incoronato con un diadema di perle, al rovescio il comune motivo della Vittoria che trascina un prigioniero. Questa piccola moneta ci permette di datare con precisione la costruzione del muro e parallelamente l’edificazione di tutto il complesso occidentale.
Gli uccelli svernanti scelgono le valli veneziane Nelle lagune di Caorle, Bibione e Venezia contati 405 mila esemplari. Siamo la prima zona umida d’Italia
Le lagune di Caorle, Bibione e Venezia, si confermano in cima alla lista di gradimento degli uccelli acquatici svernanti di tutto lo Stivale, che hanno eletto le nostre 23 valli ad habitat preferito.
Un dato straordinario secondo il vicepresidente della Provincia, Mario dalla Tor e tutto il suo staff: nel gennaio 2012 sono stati censiti ben 405mila anatidi, un vero e proprio record. Il numero, infatti, è in costante aumento: si è passati dai 70 mila del 1993, ai 270 mila del 2008 ai 330 mila del 2011. Quest’anno il salto.
Nelle tre giornate di censimento europee che hanno visto impegnate un centinaio di persone, esperti, volontari, guardia provinciali, sono stati contati 365.886 uccelli di diverse specie nella laguna di Venezia e ben 39.820 in quella di Caorle.
In cima alla lista degli uccelli che svernano ci sono sempre le anatidi, in particolar modo le alzavole, il germano reale, ma anche uccelli come il fischione, il codone, la folaga, il piovanello pancianera, il gabbiano comune, la volpoca e l’airone bianco maggiore, il più numeroso tra i trampolieri.
«Siamo la prima zona umida d’Italia e una delle più grosse in Europa – spiega Dalla Tor – per quantità di uccelli».
Motivo del successo? «Anzitutto la gestione delle valli, il bacino d’acqua ha il livello giusto, la complessità e ricchezza degli ambienti naturali fanno si che ci siano le condizioni favorevoli e la giusta appetibilità.
Basta pensare che nei giorni freddi di febbraio, i vallicoltori hanno provveduto a lasciare del cibo per gli uccelli, altrimenti avremmo avuto delle morie. La nostra insomma, è una grande piattaforma, una sorta di enorme parcheggio scambiatore per volatili di tutto l’Est Europa».
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